giovedì 30 ottobre 2025

Schopenhauer, sul tempo...

"Tutt’a un tratto si esiste, con proprio stupore, dopo non essere esistiti per innumerevoli millenni; e, dopo breve tempo, si è destinati a non essere per altrettanti millenni. Questo non può essere vero, dice il cuore; e persino al rozzo intelletto queste considerazioni schiuderanno un presagio dell’idealità del tempo."

Da: Parerga e paralipomena

lunedì 20 ottobre 2025

Il soccombente

Il soccombente - Thomas Bernhard

Al cospetto dell'eccellenza, della perfezione, un uomo può sentirsi autorizzato a mollare. È ciò che succede al protagonista di questo libro e all'amico compagno di studi, due grandi virtuosi del pianoforte, che si troveranno a condividere il loro percorso con Glenn Gould, un pianista dalle qualità inarrivabili. Quando si rendono conto che non potranno mai essere i migliori, preferiscono lasciare, dedicarsi ad altro nonostante la loro grande passione. Questo loro "mollare il colpo" si amplia al lasciare andare ogni cosa, fino all'estremo lasciare andare la vita stessa. Il libro non è la storia di Glenn Gould, ma piuttosto un libro esistenziale/esistenzialista, un libro che parla di ispirazione, di assoluta dedizione all'arte, del fallimento e dell'invidia conseguente, dell'impossibilità di realizzarci nelle nostre azioni, dell'impossibilità di "essere". Saranno/saremo tutti costretti a soccombere. La prosa è quella tipica di Bernhard, un flusso continuo, senza capitoli, senza interruzioni, come un sasso che rotola e prima o poi si schianta.

"Fuggiamo senza posa da una cosa all'altra e ci distruggiamo da soli. Non facciamo altro che scappare, fino a quando cessiamo di vivere."

"Noi non perdoniamo al padre di averci fatti, alla madre di averci gettato nel mondo e alla sorella di essere la perpetua testimone della nostra infelicità. Esistere, in sostanza, non significa nient'altro che questo: essere disperati."

"Non siamo neanche capaci di vivere, non siamo in grado di esistere, giacche il verità non esistiamo, ma piuttosto veniamo esistiti!"

"Il soccombente è già stato messo al mondo come soccombente, è stato da sempre il soccombente, e se osserviamo con puntigliosa attenzione il mondo che ci circonda, stabiliamo che questo mondo è composto quasi esclusivamente da uomini che soccombono."

"Noi diciamo una parola e annientiamo un essere umano senza che questo essere umano da noi annientato, nel momento in cui pronunciano la parola che lo annienta, abbia cognizione di questo fatto micidiale."




giovedì 25 settembre 2025

La morte secondo Schopenhauer

"La morte è il solenne rimprovero che la volontà di vivere, e piú particolarmente l’egoismo a essa essenziale, ricevono dal corso della natura, e può essere intesa come un castigo per la nostra esistenza*. È lo scioglimento doloroso del nodo che la generazione aveva annodato con voluttà, e la distruzione violenta, irrompente dall’esterno, dell’errore fondamentale del nostro essere: è il grande disinganno. Noi siamo in fondo qualcosa che non dovrebbe essere: perciò cessiamo di essere."

Da: Il mondo come volontà e rappresentazione.

sabato 13 settembre 2025

La città dei vivi

La città dei vivi - Nicola Lagioia

Il libro segue la vicenda dell'omicidio di Luca Varani avvenuto a Roma nel 2016 per mano di Manuel Foffo e Marco Prato. I due ragazzi hanno attirato il loro conoscente all'interno dell'appartamento di Foffo, al termine di un festino a base di cocaina e alcool, lo hanno torturato e infine massacrato. La ferocia e la leggerezza con le quali si consuma il delitto lasciano senza parole. Ciò che fa pensare è fino a che punto ci si può spingere quando una relazione tossica si mescola con alcool e cocaina, fino a che punto si può inibire il senso del limite, fino a che livello due menti possono perdersi e fondersi per diventare un'arma micidiale. Quando i due carnefici confessano e raccontano gli avvenimenti sembrano raccontare fatti e atrocità commesse da altri, quasi come se avessero assistito a un film splatter, in una sorta di visione extracorporea. L'omicidio è stato in qualche modo premeditato, ma non in forma esplicita: è allucinante la frase di Manuel che descrive il momento in cui, guardando negli occhi il compagno Marco, capisce che Luca, appena entrato nel loro appartamento, è destinato alla morte. Dirà che è bastato scambiarsi uno sguardo e tutto era già deciso. Lagioia descrive con minuzia i fatti e ci accompagna nel contempo tra le piaghe di Roma, tra vie e palazzoni, tra spacciatori e prostituzione, in giro per una città meravigliosa ma piena di contraddizioni e male di vivere.

"Nessun essere umano è all'altezza delle tragedie che lo colpiscono. Gli esseri umani sono imprecisi. Le tragedie, pezzi unici e perfetti, sembrano intagliate ogni volta dalle mani di un dio. Il sentimento del comico nasce da questa sproporzione."


domenica 17 agosto 2025

Il condominio-mondo di Ballard

Il condominio - J.G. Ballard

Benvenuti nel condominio-mondo di Ballard, un enorme palazzo di quaranta piani con mille appartamenti, dove si intrecciano le storie di professionisti, impiegati, avvocati, registi, dove tutto implode nella solitudine e il genere umano regredisce o, meglio, mostra la sua vera natura. Tutto inizia con una serie di disservizi, blackout, guasti agli ascensori, guasti al sistema dei rifiuti, come se l'entropia del palazzo imponesse la via verso il caos. Stessa sorte tocca agli abitanti, sempre più schivi, dediti solamente a lunghe feste che disturbano i vicini, molti divorati da invidie verso i più benestanti. Il mostruoso condominio è la metafora del mondo, al suo interno c'è tutto (piscine, supermercati, palestre, intrattenimento, gallerie di negozi, ecc.), i suoi abitanti escono solo per il lavoro, poi si rintanano nel palazzo e vivono qui la loro intera esistenza, tra feste, litigi e profonda invidia per i più benestanti, quelli degli ultimi piani. Le cose peggiorano, i guasti non vengono più riparati, manca l'aria condizionata, iniziano prima i dispetti poi una vera guerriglia tra abitanti dei diversi piani. Presto gli uomini cadranno negli istinti più primordiali, sarà guerra e ci saranno morti, sangue e atrocità di ogni genere, mentre il condominio andrà verso l'abbandono più totale. Una regressione allo stato primitivo, metafora di ciò che succede nella società al di fuori del palazzo. C'è tanto su cui riflettere, soprattutto sul malessere che ci avvolge in questa società ultramoderna, sui nostri istinti più crudi e indicibili, sull'invidia e sulla natura tipicamente maschile da egocentrici guerrafondai. Lo consiglio.

venerdì 11 luglio 2025

Tempo

Tempo - Guido Tonelli

Tonelli indaga sul significato di "tempo" e sul perché non si è ancora trovato un modo per governare o almeno comprendere questa forza. Io sono morbosamente attratto dai libri su questo argomento, perché il tempo è di gran lunga il concetto più astratto e incomprensibile della nostra esistenza, di sicuro della mia. E' un elemento fondamentale della nostra realtà, forse l'unico sul quale non possiamo in nessun modo intervenire, almeno nel macroscopico mondo che abitiamo. E' ciò che dà significato al ciclo della vita, alle nostre esistenza fatte di nascita-ossidazione-morte, ed è allo stesso tempo ciò che toglie ogni significato ai nostri sforzi, alle nostre aspettative, ai nostri sogni, giacché non abbiamo modo ne di rallentarlo né di fermarlo, tanto meno di invertirlo. Il libro scende a tratti nello specifico, descrivendo con minuzia, ma relativa semplicità, le interazioni tra particelle elementari, i legami tra tempo ed energia, il concetto di entropia e molto altro. Lo consiglierei a chi non si scoraggia davanti a passaggi che richiedono molta attenzione, è un testo più scientifico che filosofico. Tonelli arricchisce anche con divagazioni sul concetto di tempo nella letteratura, nella musica e nelle arti, il che alleggerisce i capitoli con taglio più tecnico. 

"Ognuno di noi si lamenta dello scorrere del tempo e si angoscia all’idea che la sua esistenza possa finire troppo presto dimenticandosi che non abbiamo dovuto far nulla per entrare nel tempo delle generazioni. Un meccanismo biologico e materiale molto più grande di noi ha fatto sì che fossimo parte di questo lungo ciclo di alternanza di vita e di morte. Una volta entrati, per puro caso, nel ritmo delle genealogie, dovremmo solo occuparci di utilizzare bene il tempo che ci è stato gratuitamente messo a disposizione. Fossero anche solo pochi istanti."

"Un buco nero super-massiccio. Ormai risulta chiaro che ogni grande galassia ruota attorno a uno di questi oggetti così imponenti. Sembra quasi uno scherzo della sorte che le grandi trottole cosmiche, quelle che da sempre ci incantano, e che con il loro moto periodico e regolare hanno costruito la nostra visione del tempo, si siano aggregate attorno ai punti in cui il tempo non esiste. Il perno centrale, quello attorno al quale ruota imperturbabile la meravigliosa giostra del tempo, è vuoto di tempo."

"Si chiama entropia di uno stato la grandezza che misura il numero di stati microscopici corrispondenti allo stesso stato macroscopico. Gli stati a bassa entropia sono quelli determinati da un piccolo numero di combinazioni di stati microscopici equivalenti. Alta entropia significa che innumerevoli stati microscopici risultano indistinguibili sul piano macroscopico."

"Tutti gli organismi viventi comportano un consumo incessante di energia che di conseguenza fa crescere l’entropia dell’ambiente che abitano.  Gli stessi meccanismi che consentono la vita ne segnano il destino perché provocano usura, invecchiamento e morte. Qualcuno si è divertito a giocare con il concetto: la vita è un salmone che va controcorrente. In questo nostro mondo, mentre i componenti elementari continuano imperterriti la loro frenetica esistenza, tutti gli oggetti macroscopici si logorano, si consumano e perdono pezzi. Rocce e montagne lo fanno molto lentamente, mentre il processo di degrado delle forme viventi, come piante e animali, è assai più rapido. È ancora la crescita dell’entropia a dominare il fenomeno."

"Il materiale organico è materia organizzata in una forma complessa, energivora e molto delicata. Perché i cicli vitali si mantengano, deve essere rinnovato e riparato di continuo. Il meccanismo può funzionare per qualche tempo, ma prima o poi la spinta all’aumento dell’entropia prevale. Qualche centinaio di anni al massimo per gli animali più longevi, qualche migliaio per alcune piante molto speciali, ma arriva per tutti il momento in cui le strutture organiche complesse, sempre più danneggiate, ormai copie sbiadite di quelle originarie, si ossidano irrimediabilmente. Il legame con l’ossigeno forma composti più semplici, quasi elementari, e soprattutto molto più stabili, che non hanno bisogno di energia per sopravvivere, cui corrisponde un’entropia di gran lunga maggiore. Nella nostra cultura di scimmie antropomorfe abbiamo dato un nome speciale a questo precipitare improvviso dei processi di ossidazione: morte."

martedì 8 luglio 2025

La vita secondo Schopenhauer

"È un fiacco struggersi e torturarsi, un barcollare come in sogno attraverso le quattro età della vita fino alla morte, accompagnati da una serie di pensieri banali. Sono come orologi che vengono caricati e camminano senza sapere perché; e ogni volta che viene generato e nasce un uomo, l’orologio della vita umana viene caricato di nuovo, per ripetere ancora una volta frase per frase e battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la sua musica, suonata e risuonata già innumerevoli volte. Ogni individuo, ogni faccia e ogni vita umana sono soltanto un breve sogno in piú dell’infinito spirito della natura, dell’eterna volontà di vivere, sono soltanto una fugace formazione in piú che esso disegna per gioco sulla sua pagina infinita, spazio e tempo, e che lascia sussistere per un tempo, rispetto a quest’ultimi, infinitamente piccolo, poi cancellandola per far posto ad altre. Tuttavia, e in ciò sta il lato serio della vita, ognuna di queste fugaci formazioni, ognuna di queste insipide trovate, deve essere pagata da tutta la volontà di vivere, in tutta la sua violenza, con molti e profondi dolori, e da ultimo con un’amara morte, a lungo temuta e infine sopravvenuta."

Da: Il mondo come volontà e rappresentazione.

mercoledì 18 giugno 2025

L'invenzione della solitudine

L'invenzione della solitudine - Paul Auster

Il padre muore improvvisamente e il figlio, come spesso capita, si trova nelle stanze abbandonate, in silenzio, a svuotare cassetti colmi di ricordi, di vita vissuta. Una vita che non gli appartiene, che il figlio in larga parte non conosce, perché la conoscenza del genitore è filtrata da un rapporto inquinato dall'affetto, dalla sudditanza, da ruoli imposti. E' curioso pensare che, tra le nostre conoscenze, i genitori sono quelli che conosciamo meno. Lo scrittore attraversa le stanze intrise di solitudine, quella di suo padre. Quanta vita passiamo da soli, e cosa è esattamente la solitudine? Che significato ha una vita spesa ad accumulare ricchezze se poi siamo soli? Lo stesso Auster scrive che "La sua vita non ha significato. Il libro che sta scrivendo non ha significato." I ricordi di vita del padre e del nonno si fondono con i ricordi della vita dello scrittore, tra viaggi, tempo trascorso sui libri, rapporti famigliari, amici perduti, desideri mai realizzati. La seconda parte del libro di Auster è composto da brevi brani, ricordi, racconti, che compongono un "libro della memoria". Per la verità tutto risulta molto frammentario, disunito, racconti nei racconti, poco leggibile. Un libro che a tratti mi ha piacevolmente trascinato nel vortice dei ricordi di Auster, ma che non è riuscito a tenermi lì, si perde troppo.

"Che un uomo muoia senza causa apparente, che muoia solamente perché è uomo, ci spinge cosí vicino all’invisibile confine tra la vita e la morte da farci domandare su che lato di esso ci troviamo. La vita si fa morte, ed è come se quella morte avesse posseduto questa vita da sempre. Morire senza preavviso. Come dire: la vita si interrompe. E può interrompersi in qualunque momento."

"Comprendo che è impossibile entrare nella solitudine altrui. Seppure possiamo arrivare a conoscere molto parzialmente un altro essere umano, questo vale solo entro i limiti da lui stesso imposti."

"Ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere, e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un individuo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un uomo solo è seduto in una stanza e scrive. Che parli di isolamento o di compagnia, di amicizia, il libro è necessariamente generato da una solitudine."


venerdì 13 giugno 2025

I rapporti umani secondo Schopenhauer

"In una fredda giornata d’inverno, i membri di una società di porcospini si rannicchiarono stretti stretti gli uni agli altri per proteggersi dall’assideramento attraverso il calore reciproco. Ben presto, tuttavia, ciascuno sentì gli aculei degli altri; questo li fece nuovamente distanziare. Quando il bisogno di calore li portò a riavvicinarsi, si ripeté quel secondo inconveniente, per cui vennero sballottati avanti e indietro tra queste due sofferenze finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, grazie alla quale poterono resistere alla bell’e meglio. Allo stesso modo il bisogno di società, che nasce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini gli uni verso gli altri; ma le loro numerose qualità ripugnanti e i loro insopportabili difetti li allontanano nuovamente con forza gli uni dagli altri. La distanza intermedia che infine essi trovano e che rende possibile la coesistenza è costituita dalla cortesia e dalle buone maniere. A chi non si mantiene a quella distanza, in Inghilterra si dice: keep your distance! In virtu' di essa il bisogno di calore reciproco viene soddisfatto in modo incompleto, ma in compenso non si avverte la puntura degli aculei. Chi però possiede molto calore interno preferisce rimanere estraneo alla società, per non procurare né ricevere disagio."

da: Parerga e paralipomena

venerdì 23 maggio 2025

Un'ultima inutile serata

Un'ultima inutile serata - Andre Dubus

E' il secondo libro di racconti di Dubus che leggo e non posso che confermare la sua bravura nel narrare brevi storie che però abbracciano un'intera vita. Spezzoni dell'esistenza di persone alle prese con le loro debolezze e le loro malinconie, ragazze e ragazzi che devono fare i conti con la vita e le prime esperienze, coi traumi che li segneranno per sempre, con la disillusione che prima o poi li avvolgerà. In questo volume troviamo due giovani soldati che cercano di dare un nuovo significato alla parola "razzismo", un assassino che assassino non è, donne sole alle prese con l'alcool e altre dipendenza, una ragazza che cerca di dare un valore alla perdita della sua verginità, uomini che maltrattano donne, che confondono l'amore col possesso. I personaggi che popolano questo libro sono raccontati in un momento di bilico tra la luce e buio, mentre passano da uno stato di cose ad un altro, nei momenti di cambiamento, e c'è sempre la sensazione che niente possa salvarli dalle tenebre incombenti. Il mondo femminile è forse quello più toccato e rappresentato nei racconti di Dubus, forse perché è proprio attorno alle donne che girano i sentimenti più forti che il genere umano conosca ed é sopra di loro che si addensano le nubi del dolore e della violenza subita. La vita è ingiusta, non c'è scampo per nessuno, ma sono le donne che portano il peso della nostra incompiutezza.

"Se esiste una dannazione, e un luogo per i dannati, deve essere un posto silenzioso, dove gli spiriti evitano di guardarsi e vivono nella solitudine, fissando disperatamente l’eternità. Perché deve essere affollato di gente passiva, persone la cui presenza nella vita è stata un paradosso; poiché, occupando e vivendo in uno spazio, emettendo suoni all’interno di questo spazio, sono state ovviamente presenti, mentre in verità non lo erano affatto: hanno assistito al male e non hanno sollevato né un braccio né la voce per fermarlo; perché hanno assistito alla gioia e non hanno cantato né applaudito."

lunedì 19 maggio 2025

Un viaggio infinito

Pink Floyd - Live at Pompeii MCMLXXII

Finalmente nel 2025 Seven Wilson mette mano a questo live dei Pink Floyd datato 1972 e il risultato è un disco dal suono perfetto, decisamente migliorato rispetto al filmato originale. E' la prima volta che questo disco viene stampato su vinile e devo dire che se siete appassionati di questa musica l'acquisto vale la pena. Il packaging è bello, piacevole al tatto. All'interno le foto sono lucide, quasi a riprodurre un album stampato su carta fotografica ed è compreso un poster. E' un live unico nel suo genere perché interamente suonato senza pubblico, nell'anfiteatro di Pompeii, e questa caratteristica gli conferisce un qualcosa di strano, la sensazione chiara che i pezzi siano registrati dal vivo ma l'assenza di applausi, urla, suoni di sottofondo. Ho sempre amato questo disco con le sue atmosfere lisergiche, sperimentali, molto distorte, alternate a tratti melodici e più classici. Mi ha sempre dato l'impressione di una discesa verso la pazzia, di una mente alienata in lotta con istinti e pulsioni, un viaggio senza ritorno, un eco che rimbalza, torna e ci travolge. Quelle frasi sussurrate (be carefull with the axe, Eugene,,,) e quelle esplosioni di urla e chitarre, cosa ne posso dire... travolgente! E "Echoes", uno dei migliori bradi dei PF secondo me, qui proposto diviso in due parti, è perfetto per aprire e chiudere questo viaggio nella follia, richiudendo il tutto in un loop infinito.



lunedì 5 maggio 2025

La noia per Schopenhauer

"Che l’esistenza umana debba essere una specie di erramento emerge con sufficiente evidenza dalla semplice constatazione che l’uomo è una concrezione di bisogni, la soddisfazione dei quali, difficile da ottenere, non gli concede nient’altro che una condizione priva di dolore, nella quale è totalmente consegnato alla noia. Quest’ultima dimostra direttamente che l’esistenza in sé non ha alcun valore, poiché non è nient’altro che il sentimento della vacuità dell’esistenza stessa. Se infatti la vita – il desiderio per la quale costituisce la nostra essenza ed esistenza – avesse di per sé stessa un valore positivo e un reale contenuto, non potrebbe esserci la noia: la mera esistenza dovrebbe piuttosto appagarci e soddisfarci in quanto tale. Invece siamo portati a gioire della nostra esistenza solo in due circostanze: o quando aspiriamo a qualcosa, per cui la lontananza e gli ostacoli ci fanno apparire appagante la meta – illusione, questa, che svanisce non appena la meta è raggiunta – oppure quando ci dedichiamo a un’occupazione puramente intellettuale, nella quale però, in realtà, ci estraniamo dalla vita per contemplarla dall’esterno, come degli spettatori sui palchi. Persino il piacere dei sensi consiste in un incessante aspirare, e termina non appena è conseguita la rispettiva meta. Ogniqualvolta non ci troviamo in una di queste due situazioni ma siamo rimandati all’esistenza in quanto tale, veniamo sopraffatti dalla sua inconsistenza e nullità – e appunto questo è la noia."

lunedì 7 aprile 2025

Settembre Nero

Settembre Nero - Sandro Veronesi

Sandro Veronesi mi è sempre piaciuto, ho letto quasi tutti i suoi romanzi. Lo trovo un bravo narratore, uno scrittore capace di tirarti dentro una storia con molta semplicità. In questo libro racconta la storia di un adolescente e di accadimenti che lo turberanno e che cambieranno per sempre la sua vita. Lo fa con un linguaggio semplice e coinvolgente, mantenendo un alone di mistero che ci accompagna per tutto il romanzo. E' un libro pieno di nostalgia e chi ha passato i cinquanta, come me, troverà modo di sbloccare tanti ricordi della sua infanzia e dei giorni trascorsi nelle lunghissime estati lontani dalla scuola, senza la compagnia dei telefonini e del mondo digitale. Il protagonista è un ragazzo di dodici anni che dovrà fare la sua prima esperienza con i dolori veri della vita, con i sensi di colpa, e la bravura di Veronesi è proprio quella di tenere in bilico la storia, arricchirla di aneddoti e ricordi, senza che il lettore riesca a mettere a fuoco il nodo della vicenda, con la costante sensazione di un disastro imminente che non si palesa fino all'inaspettato epilogo. Un bel libro secondo me, una lettura leggera ma non scontata, una storia nostalgica e romantica.

domenica 16 marzo 2025

ORBITAL

Orbital - Samantha Harvey

Se questo libro dovessi definirlo con un solo aggettivo sceglierei poetico. E' una sorta di dichiarazione d'amore al nostro pianeta, quest’adorabile sfera, bizzarra e miracolosa. Che data la scarsità di alternative, è inconfondibilmente casa. Un luogo senza limiti, un gioiello sospeso, così sorprendentemente luminoso.
Sei persone orbitano intorno alla terra e sperimentano quello che è conosciuto come effetto "Overview", quell'insieme di sensazioni ed emozioni che provano gli astronauti quando vedono il nostro pianeta da fuori. Ci sono sensazioni contrastanti, la terra appare come fragile e insignificante quando ha come sfondo lo spazio nero e infinito, e allo stesso tempo è così unica, ricca di vita, ma soprattutto appare come una organismo unico, senza confini politici, senza tutte le divisioni imposte dagli uomini. Gli astronauti fluttuano senza peso, non per mancanza di gravità (alla loro distanza la gravità della terra è ancora forte), ma perché sono in una situazione di costante caduta libera, cadono senza schiantarsi, continuamente, come cadono le certezze, cadono le divisioni, le differenze. Gli astronauti sono indissolubilmente legati alla terra dagli affetti, i ricordi, gli amori, i lutti, ma sono allo stesso tempo fuori da questo mondo, sono altrove. Un libro che fa riflettere e sognare. Tra l'altro, proprio mentre leggevo questo libro, è uscito il nuovo disco di Steven Wilson, uno dei più interessanti musicisti del nostro tempo, che si intitola proprio "The Overview". Lo ascolto mentre leggo il libro ed è incredibile, due media diversi si intersecano scandagliando lo stesso fenomeno, questa sensazione che è un misto di paura, smarrimento ed estasi che si prova guardando il nostro pianeta. Provate.

"Con la microgravità le arterie diventano più spesse e dure, e il muscolo del cuore si indebolisce e si restringe. Lo spettacolo dello spazio che gonfia d’estasi quei cuori, al contempo li avvizzisce."

"Questa cosa ospita noi umani, tutti presi a lucidare le lenti sempre più grandi dei nostri telescopi, che ci ricordano quanto siamo sempre più piccoli. E noi restiamo lì a bocca aperta. E con il tempo arriviamo a capire che non solo siamo ai margini dell’universo, ma che è un universo di margini, che non c’è un centro, solo un ammasso vertiginoso di cose danzanti, e che forse tutto il nostro sapere consiste in una conoscenza elaborata e in continua evoluzione della nostra estraneità, uno smantellamento dell’ego attraverso gli strumenti dell’indagine scientifica fino a che quell’ego non sarà ridotto a un edificio in rovina da cui filtra la luce."

"Forse la natura di tutte le cose è la precarietà, l’esistenza è un vacillare in equilibrio su una capocchia di spillo, un allontanarsi dal centro un centimetro dopo l’altro come facciamo nella vita, mentre arriviamo a capire che la sconcertante enormità della nostra insignificanza è una tumultuosa offerta di pace sballottata dalle onde."

"Il pianeta è plasmato dall’incredibile forza dell’avidità dell’uomo, che ha cambiato tutto, le foreste, i poli, le riserve, i ghiacciai, i fiumi, i mari, le montagne, le coste, i cieli. Un pianeta modellato e disegnato dall’avidità."


domenica 9 marzo 2025

Siamo ciò che vediamo?

La mente allargata - Riccardo Manzotti

In questo saggio Manzotti, al quale innanzitutto riconosco una grandissima capacità di oratore avendolo ascoltato a una presentazione di questo libro, ci propone una teoria coraggiosa, difficile da accettare, ma in grado di conquistare l'attenzione di chi legge. Io l'ho apprezzato, e la proposta di Manzotti mi ha anche parzialmente convinto. Dico parzialmente perché qui andiamo a toccare il fondamento stesso della nostra esperienza nel mondo, l'essenza stessa della vita. Non è facile accettare in toto ciò che Manzotti ha da proporci, perché scardina molti concetti che diamo per acquisiti, accettati, quasi scontati: l'io, la nostra mente, la nostra anima. Semplificando molto, la teoria della "mente allargata" elimina il "terzo incomodo" se così possiamo dire. Ci dice che la nostra coscienza non è colei che interpreta il mondo che esperiamo, ma è solo e unicamente proprio l'esperienza che viviamo in quel momento. Se interagiamo con un oggetto, la nostra esperienza è proprio quell'oggetto. Non esiste una nostra rappresentazione mentale di quell'oggetto. Non ci sono più tre protagonisti (noi, l'oggetto, la nostra rappresentazione mentale di quell'oggetto), ma solo due (noi e l'oggetto). La rappresentazione, o esperienza, è l'oggetto stesso. Di fatto quando diciamo "noi", non dobbiamo intendere in nostro corpo (che non è altro che un oggetto), e nemmeno un ulteriore entità (anima, spirito, mente) che è dentro di noi e fa una rappresentazione di ciò che vediamo. "Noi" siamo invece quell'insieme di interazioni che abbiamo in quel momento con il mondo che ci circonda, con l'oggetto che stiamo guardando. Siamo quella cosa. Nelle trecento pagine di questo saggio Manzotti motiva la sua idea rapportandola anche ai sogni, alle allucinazioni, ai ricordi, e proponendo una visione allargata del tempo presente. Ci spiega che "il passato è presente, tutto è qui e ora". E' complesso dire di più, bisogna leggere il libro che, nonostante tocchi argomenti non semplici, espone i concetti in modo chiaro. La teoria di Manzotti è difficile da accettare perché non è consolatoria. Raffredda gli animi, ci toglie il sogno, cancella la metafisica e ci ancora a terra. Tutto è fisico, punto. Perché non è facile accettare una teoria di questo tipo? Fondamentalmente, io credo, perché abbiamo paura della morte e sentiamo il bisogno di credere che ci sia qualcosa al di la del mondo fisico. Vogliamo avere una mente, uno spirito, qualcosa che esula dal mondo fisico e dalle sue regole, qualcosa che ci renda immortali. Io mi sento di consigliarne la lettura, è davvero interessante. Ognuno poi trarrà le sua conclusioni, è divisivo, proprio per i motivi che ho detto sopra.


lunedì 3 febbraio 2025

Un bagliore

Un bagliore - Jon Fosse

"Mi sentivo vuoto, come se la noia si fosse trasformata proprio in quello, in un vuoto. O piuttosto in angoscia, perché avvertivo dentro di me una specie di paura mentre, lo sguardo assente e fisso in avanti, vedevo come in un nulla. Dentro un nulla."

Un uomo di fronte all'inaffrontabile, nella scrittura ipnotica di Ion Fosse. Un breve romanzo, o racconto, che narra di un uomo che si perde nella fine di un nulla cosmico. A ognuno la sua interpretazione. A me è piaciuto, questo scrittore mi piace veramente tanto.


giovedì 30 gennaio 2025

La casa dei silenzi

La casa dei silenzi - Donato Carrisi

Intrattenimento puro. Come ho più volte scritto Carrisi è cintura nera di thriller. E' capace di tenerti incollato alla pagina per ore. Frasi asciutte, capitoli veloci, un'esca che ti sembra sempre di poter prendere ma che ti trascina sempre alla pagina successiva, mosso da irrefrenabile curiosità. Altra cosa certa è che alla fine ti farà incazzare, ti farà sentire come uno che ha una gran sete e finalmente trova un bicchiere d'acqua fresca e quando lo beve scopre che è salata e non riesce a dissetarsi. 
E' sempre molto godibile, vale per tutti i libri della serie delle "case", con protagonista Pietro Gerber, ma anche per tutti gli altri. Letteratura leggera, se volete chiamarla così, ma quando avete voglia di staccare la spina e volete immergervi in una storia appassionante e spaventosa non c'è niente di meglio.

"Il giorno in cui il destino ti busserà sulla spalla ti sembrerà uguale a tutti gli altri."


sabato 25 gennaio 2025

Aggiungi un posto a tavola

L'incredibile cena dei fisici quantistici - Gabriella Greison

Come ho già detto per "Ogni cosa è collegata", apprezzo della Greison la passione per la sua materia e un'innegabile capacità mediatica che le consente di rendere interessante e palpabile anche il concetto più complesso. Questo libro parla di una cena che si è svolta nel 1927 e che ha riunito i migliori fisici dell'epoca, in uno degli anni più frizzanti per la definitiva nascita della fisica dei quanti. Nonostante ogni tanto la Greison ci chieda un po' di impegno per capire a grandi linee di cosa stiamo parlando, il libro è alleggerito dagli aneddoti e dalle conversazioni che si svolgono durante quella famosa cena, dalle rivalità, i litigi, gli ammiccamenti e le manie di questi strani personaggi. Perchè se vuoi spiegare l'inspiegabile un po' strano lo devi essere! La meccanica quantistica è ampiamente provata e utilizzata nei nostri dispositivi elettronici. La meccanica quantistica è la fisica degli elementi che compongono la vita, o meglio la fisica dell'interpretazione della vita (vedasi Schopenhauer). Le teorie che governano la meccanica dei quanti sono la nuova filosofia, e forse un giorno si riusciranno a spiegare un po' di cose che ancora non ci permettono di legare pienamente questa teoria col mondo macroscopico, con la realtà che viviamo (percepiamo è più corretto). O forse no, forse non è possibile per l'uomo, che è parte del sistema, trovare una teoria del tutto, una matematica che spieghi tutto. Le nostre vite rimarranno probabilmente (probabilmente è la parola giusta in questo contesto quantistico) un guazzabuglio di vita vissuta/percepita, rappresentazione della vita e desiderio, sogno. Per fortuna.

"La meccanica quantistica nel microscopico ci ha condotto ad abbandonare la descrizione della fisica classica deterministica, per arrivare a una descrizione probabilistica in cui gli stati e le proprietà del mondo microscopico non sono determinati a priori e intrinsecamente, ma acquisiscono realtà solo se vengono misurati o se entrano in contatto con altri oggetti. Questo stravolge la descrizione di un mondo che fino al secolo scorso sembrava sensato e ragionevole."

I principi basilari su cui si basa la fisica quantistica sono:

1) Sia la luce sia le particelle che costituiscono gli atomi, e cioè gli elementi fondamentali che compongono la materia (quindi noi stessi e la realtà a noi manifesta) sono costituiti da minuscoli concentrati di energia detti quanti, che hanno una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare. Precisamente a livello subatomico la materia presenta le caratteristiche tipiche delle onde e solo all’atto dell’osservazione assume un comportamento corpuscolare. Il primo a intuire la duplice natura della materia fu il matematico e fisico Louis de Broglie.

2) Le proprietà delle vibrazioni dell’onda quantistica furono descritte matematicamente dall’equazione d’onda di Schrödinger.

3) Non è possibile conoscere simultaneamente la velocità e la posizione di una particella quantistica, poiché quanto maggiore è l’accuratezza nel determinarne la posizione tanto minore è la precisione con la quale si può accertarne la velocità e viceversa. La suddetta proprietà è conosciuta come principio d’indeterminazione di Heisenberg. L’indeterminazione non dipende dai limiti dei nostri strumenti, che comportano necessariamente un’interazione più o meno grande con l’oggetto da sottoporre a misurazione, bensì rappresenta una caratteristica intrinseca della materia.

4) Se si fanno interagire due particelle per un certo periodo e successivamente vengono separate, quando si sollecita una delle due in modo da modificarne lo stato, istantaneamente si manifesta sulla seconda un’analoga sollecitazione a qualunque distanza si trovi rispetto alla prima. Si tratta del cosiddetto fenomeno dell’entanglement.


venerdì 24 gennaio 2025

Fire Walks With Me

DAVID LYNCH - 1946-2015

Se ne va una guida, un uomo che con la sua arte ha saputo suggerirci un modo diverso di guardare il mondo. Ogni emozione che sperimentiamo è frutto di una miscela tra la nostra percezione delle cose, il come le viviamo, il come vorremmo viverle, il come le ricordiamo e il come le sogniamo. Ora ti immagino seduto su una poltrona, in una stanza circondata da un'enorme tenda rossa, mentre ascolti le parole che ti vengono sussurrate all'orecchio da una splendida ragazza bionda.

Grazie David.

mercoledì 15 gennaio 2025

War Song

The Cure - War Song

Uno dei prezzi che preferisco dell'ultimo disco dei Cure (però cacchio... sono tutti belli) è questo, un brano che parla di conflitti, interiori ed esteriori, di guerra, dell'impossibilità per l'uomo di stare fuori dai conflitti, con se stessi e con gli altri. In questo pezzo io sento il pauroso incedere della guerra.

"No way out of this

No way for us to find a way to peace

We never found before

However we regret

All we will ever know is bitter ends

For we were born to war

For we were born to war" 

domenica 12 gennaio 2025

Il Castello

Il Castello - Franz Kafka

Termino, con "Il Castello", la lettura dei tre romanzi incompiuti di Kafka. Mi verrebbe da dire che non potrebbe essere diversamente, Kafka non è compatibile con il termine "compiuto". Nulla è maggiormente incompiuto delle sue storie, del suo personaggio/alter-ego K. I comuni denominatori dei tre romanzi (America, Il Processo e Il Castello) sono proprio da ricercare sotto la luce dell'incompiutezza. K. è sempre alla ricerca di una realtà tangibile, di regole comprensibili, ma sempre sopraffatto da una realtà inafferrabile, fumosa, intricata e soffocante. Il castello, presso il quale K. è stato assunto come agrimensore, risulta inaccessibile  e mano a mano che i tentativi del protagonista per venire a capo dell'intricata situazione si moltiplicano, si moltiplicano anche le domande senza risposta, si confondono interpretazioni e personaggi, molti dei quali assumono caratteristiche quasi caricaturali, poco decifrabili. Il castello non è più solo un luogo fisico da raggiungere, ma si trasforma in un'entità inafferrabile. Si avverte proprio un senso di impossibilità a dare un senso compiuto alle cose, a mettere un punto alla fine di un pensiero. Tutto si complica e si rimane imprigionati in una ragnatela di accadimenti e interpretazioni. La realtà è avvolta da una nebbia impenetrabile, dietro la quale forse non si nasconde nulla. E' la rappresentazione del dramma dell'uomo, che no riesce a trovare un significato compiuto alla propria esistenza. Da leggere.