L'animale morente - Philip Roth
Roth mette in scena l'ossessiva attrazione che una donna può provocare su un uomo. Il bisogno di avere rapporti con l'oggetto della propria ossessione è devastante e annulla ogni limite, ogni convenzione sociale, ogni taboo, rendendo l'uomo schiavo del suo desiderio. Il protagonista di questo racconto è un professore che sposa la libertà sessuale, passa di donna in donna, vede finire il suo matrimonio, vive un rapporto conflittuale con suo figlio, e un giorno si invaghisce completamente e perdutamente di una sua allieva. Un libro che riesce a mettere in discussione il rapporto stabile tra uomo e donna e la convinzione di molti che la famiglia e il matrimonio siano la soluzione migliore. L'uomo non è fatto per questo probabilmente. Difficile da accettare ma è così. Gli altri protagonisti di questo breve romanzo sono il tempo e la morte, gli stessi protagonisti della vita di tutti noi. Tutto finisce, la bellezza sfiorisce e tutti, a un certo punto della nostra esistenza, dobbiamo fare i conti con la paura di morire. A un certo punto, dice Roth, smettiamo di contare i giorni che abbiamo vissuto e iniziamo a contare quelli che ci restano.
"Il passare del tempo. Ci siamo dentro, affondiamo nel tempo, fino al giorno in cui anneghiamo e ce ne andiamo."
"La più bella favola infantile è che tutto si svolge ordinatamente. I nonni se ne vanno molto prima dei genitori e i genitori se ne vanno molto prima di te. Se sei fortunato la situazione può essere questa, con le persone che invecchiano e muoiono ordinatamente, per cui tu, al funerale, mitighi il tuo dolore pensando che quella persona ha avuto una vita lunga. Non rende l'estinzione meno mostruosa, questo pensiero, ma è il trucco al quale ricorriamo per mantenere intatta l'illusione metronomica e per resistere alla tortura del tempo."