martedì 2 ottobre 2018

Pallido Re

Decido di leggere quest'ultimo incompleto rimasuglio di Wallace, con la triste consapevolezza che dopo non avrò più niente di suo da leggere... Potrò però ri-leggerlo. Perché lui è una continua illuminazione. Lo leggi o lo rileggi e ogni volta ti toglie un pezzo di velo che copre la percezione del mondo che hai intorno. Il mondo che stanno tentando di venderti (in senso letterale)...facendoti completamente dimenticare che moriremo. Teniamolo a mente: moriremo.

Un estratto dal libro:

"La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercé di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l'adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l'età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch'io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anch'io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un modo più veritiero di dire "morire", "andarsene", il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d'inverno... E non solo questo, ma tutti quelli che mi conoscono o sanno anche solo che esisto moriranno, e poi tutti quelli che conoscono quelle persone e potrebbero anche solo aver sentito parlare di me moriranno, e via dicendo, e le lapidi e i monumenti funebri che paghiamo profumatamente per essere sicuri di restare nel ricordo, quanto dureranno, un centinaio d’anni? Duecento? Dopodiché si sgretoleranno, e l’erba e gli insetti che la mia decomposizione andrà ad alimentare moriranno, e i loro discendenti, o se sarò cremato gli alberi che si nutriranno delle mie ceneri portate dal vento moriranno o verranno abbattuti e marciranno, e la mia urna marcirà, e nell’arco di tre o quattro generazioni sarà come se non fossi mai esistito, non solo me ne sarò andato ma sarà come se non ci fossi mai stato, e nel 2104 o che so io la gente non penserà a Stuart A. Nichols Jr. più di quanto io pensi a John T. Smith nato nel 1790 o nel 1864 a Livingston, in Virginia o ad altri. Che ogni cosa arde, a fuoco lento, e siamo tutti a meno di un milione di respiri da un oblio più totale di quanto riusciamo anche solo lontanamente a immaginare, anzi, forse viene proprio da qui la folle ossessione americana per la produzione, produrre, produrre, incidere sul mondo, dare un contributo, una forma alle cose, per aiutare a distrarci da quanto siamo piccoli, totalmente insignificanti e temporanei».
David Foster Wallace (Il Re pallido)