martedì 23 gennaio 2024

L'educazione delle farfalle

L'educazione delle farfalle - Donato Carrisi

Non potevo non leggere l'ultimo parto della mente di Carrisi, dato che nel suo filone lo ritengo un asso. La più grande dote di Carrisi-scrittore è quella di saper tenere sempre alta la suspense, infliggere il dubbio, con quella sua scrittura semplice e tagliente al punto giusto. La storia monta piano piano, le carte si girano una alla volta, salvo poi essere sparpagliate dal vento, raccolte da terra e rimesse sul tavolo in un modo diverso, con altra logica, con nuovo senso. Quello di scompigliare tutto è un altro dei tratti tipici di Carrisi. Forse ne abusa un po', rendendo qualche volta le situazioni poco verosimili, drogando un po' la narrazione con eventi poco probabili. Ma poi, ci viene da dire, chissenefrega... perché la vita è anche così, a volte piatta e insignificante, a volte piena di sorprese e di coincidenze. La scrittura è molto "scenografica", capace di evocare immagini. Chissà se anche questo libro ispirerà un film, di sicuro molte scene le vivrete in anteprima leggendo il libro. Vorrei aggiungere qualcosa sulla trama e soprattutto sul finale, che dividerà molto i lettori e che evoca un seguito, ma è davvero impossibile non spoilerare il contenuto, quindi non dirò niente. Vale la pena leggerlo senza sapere nulla. Non il migliore Carrisi che ho letto, ma sempre piacevole.

"Solo le madri riuscivano a pensare a un figlio come a un peso e anche come a una benedizione. Solo le madri riuscivano a voler bene e insieme a detestare il frutto del proprio ventre. Solo una madre poteva comprendere come fosse possibile un simile compromesso fra odio e amore. E solo una madre, dopo aver perso un figlio, poteva salvare la propria coscienza da una simile contraddizione."

"Noi pensiamo di rammentare il passato, ma il più delle volte non è così: se avessimo una macchina del tempo e potessimo guardare indietro, ci renderemmo conto che quelli che chiamiamo ricordi corrispondono solo in parte a ciò che è realmente accaduto."


domenica 14 gennaio 2024

Doppio sogno

Doppio sogno - Arthur Schnitzler

Arthur Schnitzler è stato scrittore e medico, contemporaneo di Freud. Si dice che quest'ultimo fu attratto da Schnitzier perchè era in grado di mettere sulla carta le ossessioni e le teorie del padre della psicanalisi. Non sapevo che il romando breve "Doppio sogno" avesse ispirato Stanley Kubrick per il suo film "Eyes wide shut", ma lo si intuisce subito dalle prime pagine. Il libro mette in scena la crisi di una coppia, il desiderio, il tradimento, ma più di ogni altra cosa mette in dubbio la consistenza della realtà. Due coniugi si raccontano strane, erotiche esperienze vissute nei sogni e nella realtà. Le confessioni scambiate mettono in crisi il loro matrimonio, come se il sogno invadesse la realtà, come se un tradimento consumato nel mondo dei sogni fosse un tradimento reale. Ma i sogni sono meno reali di quella che definiamo realtà? Sogniamo o siamo sognati? 

"Nessun sogno è soltanto un sogno."

venerdì 5 gennaio 2024

Melancholia

Melancholia I-II - Ion Fosse

Dopo l'assegnazione del Nobel per la letteratura, ero curioso di leggere qualcosa di Fosse. C'è poco di tradotto in italiano ma ora si inizia a pubblicare qualcosa. Scelgo Melancholia e mi immergo. Ed è un'immersione vera, ve lo giuro. Fosse è un fiume in piena, un continuo flusso di pensiero, inarrestabile, un vortice che ti trascina giù e ti lascia senza fiato. La prima parte è un viaggio nella mente di Lars Hertervig, aspirante pittore, tormentato dal passato, dalle passioni e dall'amore, un viaggio in discesa, verso la follia. La scrittura di Fosse è ipnotica, ritmica, ripetitiva, ridondante. Il risultato è che ci si trova immersi nei pensieri del protagonista, nelle sue paure, nelle sue smanie, nei suoi loop mentali. È un po' come quando ti corichi la sera e osservi il buio, ricostruisci la tua giornata, poi pensi a ciò che devi fare, a cosa vorresti fare, a cosa gli altri vorrebbero che tu facessi, a come sono andate le cose, a come vorresti fossero andate, a cosa pensano gli altri, a cosa desideri, a cosa è reale e cosa non lo è. E tutto questo si mescola e ne esce un indecifrabile intruglio, un impasto di desideri, di visioni, di realtà alternative, di immagini inafferrabili. La seconda parte parla di uno scrittore che cerca di scrivere un libro sul pittore Lars Hertervig, ma si ritrova poi sconfitto dagli stessi drammi esistenziali. La terza parte (Melancholia II) ruota intorno a Oline, una sorella di Lars, che rivive episodi delle giovinezza del pittore e delle sua famiglia, le sue stranezze e le sue psicosi, ed è costretta a fare i conti con la morte e la vecchiaia. C'è una sensazione di ineluttabilità delle cose, di impotenza. È questa sensazione che mi lascia il romanzo di Fosse. L'impossibilità di afferrare e accettare una realtà, un destino. L'impossibilità di non soccombere ai nostri impulsi, ai nostri sogni, all'arte, alla follia.