lunedì 23 settembre 2019

Fire in Cairo!

Primo disco dei Cure, e primo pezzo dei Cure che adoro:


-traduzione-
L'azzurro svanisce lentamente
Le piccole valli d'oriente
Catturano il sole che muore
Arriva la notte
Silenziosa e nera
La pozzanghera
Riflette il posto solitario
Dove ti incontro
Vedo la tua testa nella luce morente
E nell'oscurità
I tuoi occhi brillano radiosi
Bruciano come fuoco
Bruciano come fuoco in Cairo
Bruciano come fuoco
Bruciano come fuoco in Cairo
Il velo rosso cremisi cangiante
Fianchi di seta
Ondeggiano sotto la mia mano
Labbra turgide
Sussurrano il mio nome
E bramo
Che tu mi prenda tra le tue braccia
Ed inizio a bruciare
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O

Poi il caldo svanisce
Ed il miraggio sfuma
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O
F-U-O-C-O-A-L-C-A-I-R-O

...

Il ramo spezzato

Karen Green, compagna di D.F.Wallace, torna a casa un giorno dal lavoro e trova il marito impiccato a una trave di casa. Dopo alcuni anni scrive una sorta di memoir sul dolore e la perdita. Un libro strano, un misto di frasi, poesia, pensieri, flashback, corredato da immagini/francobollo, creazioni fatte di disegni e parole. Ero restio a leggerlo, pensavo si trattasse di mercificazione, ma sbagliavo.
E' una lettura intensa, dura, commovente, evocativa. Spiazzante e poco significativa però per chi non ha letto e amato Wallace. Requisito fondamentale per provare la giusta dose di empatia, dolore e solitudine è quella di conoscere le opere di Wallace e la sua non facile visione della realtà in cui viviamo. E oltre a leggere le sue opere, prima di avventurarsi in questo libro della Green, consiglierei di farsi un'idea della vita di Wallace e le sue vicissitudini, leggendo magari D.T. Max (ogni storia d'amore è una storia di fantasmi) o David Lipsky (come diventare se stessi). Se vi piace Wallace, leggere questo libro sarà un pugno allo stomaco, un assaggio della disperazione quotidiana di chi ha condiviso parte della sua esistenza con un uomo dotato di una "vista" sopra la media, un bagno di dolore e solitudine. Lo stesso David diceva: mi piacerebbe che la letteratura fosse un antidoto contro la solitudine.
Un paio di frasi tratte dal libro:
"Nella parte della malattia di nella salute e nella malattia non siamo affatto morti di noia nella luce verde sedano della nostra stanza col soffitto aperto e le travi cremose che fermati qui si collegano alle travi esterne sulle quali sono sbocciate le rose fermati qui e dove hai pensato a me o forse hai chiamato il mio nome oppure hai chiamato mamma oppure hai chiamato l'impulso sbagliato o casuale."
"Mi angoscia l'idea di averti spezzato le rotule quando ti ho tirato giù. Continuo a sentire quel rumore. Voliamo via dal mondo, no, come angeliche schegge di proiettile, ma allora perché quaggiù è tutto così pesante?"

martedì 10 settembre 2019

...il lettore diventa Dio

"E' interessante come in genere l'arte ancora si rifiuti di accettarlo, mentre la scienza da ormai del tutto per scontato il fatto che la separazione fra soggetto/osservatore e oggetto/esperimento è impossibile. E' stato dimostrato che osservare un fenomeno quantistico altera il fenomeno stesso. Alla letteratura piace ignorare le conseguenze di questo dato di fatto. Pensiamo ancora che una storia "cambi" le emozioni del lettore, i suoi ragionamenti, forse addirittura la sua vita. Non ci piace l'idea che la storia condivida la sua valenza con il lettore. Ma la vita del lettore "al di fuori" della storia cambia la storia. Si potrebbe dire che influisce soltanto "sulla sua reazione alla storia". Ma queste cose sono la storia. E' qui che il post-strutturalismo di Barth e di Derrida mi ha aiutato di più, come scrittore: una volta che ho finito di scrivere, di base sono morto, e probabilmente è morto anche il testo: diventa puro e semplice linguaggio, e il linguaggio non vive soltanto nel lettore ma attraverso il lettore. Ai fini del testo, il lettore diventa Dio."