lunedì 23 settembre 2019

Il ramo spezzato

Karen Green, compagna di D.F.Wallace, torna a casa un giorno dal lavoro e trova il marito impiccato a una trave di casa. Dopo alcuni anni scrive una sorta di memoir sul dolore e la perdita. Un libro strano, un misto di frasi, poesia, pensieri, flashback, corredato da immagini/francobollo, creazioni fatte di disegni e parole. Ero restio a leggerlo, pensavo si trattasse di mercificazione, ma sbagliavo.
E' una lettura intensa, dura, commovente, evocativa. Spiazzante e poco significativa però per chi non ha letto e amato Wallace. Requisito fondamentale per provare la giusta dose di empatia, dolore e solitudine è quella di conoscere le opere di Wallace e la sua non facile visione della realtà in cui viviamo. E oltre a leggere le sue opere, prima di avventurarsi in questo libro della Green, consiglierei di farsi un'idea della vita di Wallace e le sue vicissitudini, leggendo magari D.T. Max (ogni storia d'amore è una storia di fantasmi) o David Lipsky (come diventare se stessi). Se vi piace Wallace, leggere questo libro sarà un pugno allo stomaco, un assaggio della disperazione quotidiana di chi ha condiviso parte della sua esistenza con un uomo dotato di una "vista" sopra la media, un bagno di dolore e solitudine. Lo stesso David diceva: mi piacerebbe che la letteratura fosse un antidoto contro la solitudine.
Un paio di frasi tratte dal libro:
"Nella parte della malattia di nella salute e nella malattia non siamo affatto morti di noia nella luce verde sedano della nostra stanza col soffitto aperto e le travi cremose che fermati qui si collegano alle travi esterne sulle quali sono sbocciate le rose fermati qui e dove hai pensato a me o forse hai chiamato il mio nome oppure hai chiamato mamma oppure hai chiamato l'impulso sbagliato o casuale."
"Mi angoscia l'idea di averti spezzato le rotule quando ti ho tirato giù. Continuo a sentire quel rumore. Voliamo via dal mondo, no, come angeliche schegge di proiettile, ma allora perché quaggiù è tutto così pesante?"

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