mercoledì 6 marzo 2024

Una squadra

Una squadra - Domenico Procacci

Un libro nostalgico, sul tennis che fu e sullo spirito di squadra. Lo spirito di squadra non è una cosa scontata per uno sport individuale e solitario come il tennis. Se avete un po' di anni è un libro per ricordare i tempi in cui il tennis era sì preparazione atletica e agonismo, ma era anche avventura e goliardia. Come in tutti gli sport con attrezzo, i mezzi erano più limitati e il fattore “umano” era una variabile pesante, anche se, a onore del vero, il tennis mantiene anche oggi questa caratteristica. Per i più giovani è un libro che da modo di scoprire come veniva vissuto il tennis in quegli anni, gli anni in cui l'Italia vinceva la prima coppa Davis.

venerdì 1 marzo 2024

Al culmine della disperazione - E.M. Cioran

Scrive Cioran a proposito dell'insonnia: (...)durante quelle notti infernali che ho capito la futilità della filosofia. Le ore di veglia sono, in sostanza, un’interminabile ripulsa del pensiero attraverso il pensiero, è la coscienza esasperata da se stessa, una dichiarazione di guerra, un infernale ultimatum della mente a se medesima. Camminare vi impedisce di lambiccarvi con interrogativi senza risposta, mentre a letto si rimugina l’insolubile fino alla vertigine. Ecco in quale condizione di spirito ho concepito questo libro, che è stato per me una specie di liberazione, di esplosione salutare. Se non lo avessi scritto, certamente avrei messo fine alle mie notti.

E' toccante pensare che un ragazzo di poco più di vent'anni possa scrivere un testo come questo. Non è difficile credere che la capacità di mettere sulla carta i suoi pensieri abbia salvato la vita a Cioran. Qui si arriva al fondo, ci si rende conto dell'inutilità di ogni cosa e si comprende che il detto "una volta toccato il fondo puoi solo risalire" è solo un detto. La realtà è che si può toccare il fondo, il "culmine della disperazione", e lì rimanere, per sempre. Non è una letture semplice, né veloce, nonostante la brevità. I pensieri di Cioran vi negheranno ogni speranza, ma è bello affondare insieme a lui, consapevoli che quella tristezza e quel senso di impotenza appartengono anche a noi tutti.

"Ignoro totalmente perché bisogna fare qualcosa su questa terra, perché bisogna avere amici e aspirazioni, speranze e sogni. Non sarebbe mille volte preferibile ritirarsi in disparte dal mondo, dove non giungesse neppure l’eco del suo frastuono e delle sue complicazioni? Rinunceremmo così alla cultura e alle ambizioni, perderemmo tutto senza ottenere niente. Ma che cosa si può ottenere in questo mondo?"

"Ciascuno resta con la sua sofferenza, che ritiene assoluta e sconfinata. Se anche pensassimo a quanto il mondo ha sofferto finora, alle agonie più terribili e alle torture più raffinate, alle morti più cruente e agli abbandoni più dolorosi, a tutti gli appestati, agli arsi vivi o alle vittime della fame, la nostra sofferenza ne risulterebbe alleviata? Nessuno potrebbe trovare consolazione, durante l’agonia, nel pensiero che tutti sono mortali; così come, soffrendo, non si potrebbe trovare conforto nella sofferenza - passata o presente - degli altri."

"Sono certo di non essere assolutamente nulla nell’universo, ma sento che la mia esistenza è la sola reale. E se fossi costretto a scegliere tra l’esistenza del mondo e la mia, eliminerei la prima, con tutte le sue luci e le sue leggi, per volarmene tutto solo nel nulla. Benché la vita per me sia un supplizio, non posso rinunciarvi, perché non credo nell’assoluto di valori in nome dei quali sacrificarmi. A essere sincero, dovrei dire che non so perché vivo, né perché non cesso di vivere. Con tutta probabilità, la chiave risiede nell’irrazionalità della vita, la quale fa sì che questa si mantenga senza ragione."

"Il lavoro, che dovrebbe essere nel suo senso più alto un processo di continua trasfigurazione, è diventato un mezzo di esteriorizzazione, che allontana l’uomo dal centro del suo essere. Non per niente il lavoro è giunto a designare un’attività esclusivamente esteriore. Così l’uomo non si realizza, ma realizza. Il fatto che ognuno debba avere un’occupazione e fare suo uno stile di vita che quasi mai gli si attaglia è l’espressione di questa tendenza ad abbrutirsi con il lavoro. Lavorare per vivere, ecco una fatalità che per l’uomo è più dolorosa che per l’animale. Perché se per quest’ultimo l’attività è così connaturata da non risultare separata dalla sua esistenza, l’uomo vede invece l’insieme delle forme di lavoro come un pesante aggravio. La frenesia del lavoro testimonia in lui un’inclinazione verso il male, nel caso in cui questo sia inevitabile. E nel lavoro l’uomo dimentica se stesso."

"La tragedia dell’uomo, animale separato dalla vita, sta nel fatto che non può più rimanere soddisfatto dei dati e dei valori di questa. Ogni essere può vivere perché per lui l'esistenza di cui fa parte ha un carattere assoluto. Ma per l’uomo la vita non è un assoluto. Per l’animale essa è tutto; per l’uomo è un punto interrogativo. Punto interrogativo definitivo, giacché egli non ha mai ricevuto né riceverà mai risposta alle sue domande. Non solo la vita non ha alcun senso, ma non può averne uno."

"Tutto è possibile e niente lo è; tutto è permesso e niente. Qualsiasi direzione s’imbocchi non sarà migliore di un’altra. Realizzare qualcosa o niente, credere o no, è lo stesso, come lo è tacere o gridare. Si può trovare una giustificazione a ogni cosa, come si può non trovarne alcuna. Tutto è nello stesso tempo irreale e reale, naturale e assurdo, straordinario e piatto. Nessuna cosa può essere anteposta a un’altra, come nessuna idea è migliore di un’altra. Perché rattristarsi della propria tristezza, e gioire della propria gioia? Che importa se le nostre lacrime sono di piacere o di dolore? Ama la tua infelicità e detesta la tua felicità, mescola tutto, confondi tutto. Rinuncia alle distinzioni, alle differenziazioni e ai piani. Sii come una piuma sospinta dal vento o un fiore portato dalle onde. Resisti quando non serve e sii vile quando bisogna resistere. Chissà se in questo modo non ci guadagni? E se così non fosse, che importa se ci perdi? C’è forse qualcosa da guadagnare o da perdere in questo mondo? Ogni guadagno è una perdita, come ogni perdita è un guadagno. C’è forse una ragione per aspettare un determinato atteggiamento, idee precise e parole appropriate? Sento che dovrei sputare fuoco a mo’ di risposta a tutte le domande che mi sono state o non mi sono state mai poste."