giovedì 10 settembre 2020

La nausea

 

Jean-Paul Sartre - La Nausea

Ho letto "La nausea" di Sartre incuriosito da un capitolo che Recalcati dedica a questo libro nel suo saggio "A libro aperto - una vita è i suoi libri". Da quelle poche pagine ho avuto la sensazione che il libro di Sartre contenesse molte riflessioni sull'esistenza, tante di queste vicine al mio modo di percepire le cose. Riflessioni spesso scomode e deprimenti, ma all'apparenza vere. Per fortuna mi sono lasciato convincere e ho acquistato il libro. E' stata una lettura lunga (il libro non è lungo ma mi ha richiesto molto tempo, spesso potevo leggerne solo poche pagine per poi fermarmi a riflettere) e in un certo modo piacevole. Molte frasi di Sartre ti si scrivono addosso, molti suoi pensieri sono già tuoi pensieri, solo accantonati e nascosti perché scomodi o poco compatibili con una vita serena. Alla fine è così: meno perché ti poni e più stai sereno. Ma se abbiamo una vita non vale la pena provare a chiederci il perché? Che significato ha l'esistenza? E noi, in quanto soggetti che ci poniamo la domanda? E gli oggetti, il passato, gli altri? "Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione." ci dice Sartre... come dire: veniamo al mondo senza un motivo, viviamo perché non abbiamo la forza di opporci, moriamo per caso, senza lasciare traccia.

Qualche frase che mi ha colpito e che voglio ricordare:

"Questo è il tempo, né più né meno che il tempo, giunge lentamente all'esistenza, si fa attendere, e quando viene si è stomacati perché ci si accorge che era già lì da un pezzo."

Qualcosa comincia per finire. L'avventura non si lascia mettere appendici, non acquista significato che con la sua morte. E verso questa morte, che magari sarà anche la mia, io sono trasportato senza ritorno."

"La vera natura del presente si svelava: era ciò che esiste, e tutto quel che non avevo presente non esisteva. Il passato non esisteva."

"Il vero mare è freddo e nero, pieno di bestie; striscia sotto questa sottile pellicola verde, fatta apposta per ingannare la gente. I silfi che mi circondano ci son cascati: non vedono altro che la sottile pellicola, essa è la prova dell’esistenza di Dio. Ma io vedo quello che c’è sotto!”

"Un uomo è sempre un narratore di storie, vive circondato delle sue storie e delle storie altrui, tutto quello che gli capita lo vede attraverso di esse, e cerca di vivere la sua vita come se la raccontasse."

"C’era un povero diavolo che s’era sbagliato di mondo. Esisteva, come gli altri, nel mondo dei giardini pubblici, delle bettole, delle città commerciali e voleva persuadersi che viveva altrove, dietro la tela dei quadri, con i dogi del Tintoretto, con i gravi fiorentini di Gozzoli, dietro le pagine dei libri, con Fabrizio del Dongo e Julien Sorel, dietro i dischi fonografici, con i lunghi lamenti secchi del jazz. E poi, dopo aver fatto ben bene l’imbecille, ha capito, ha aperto gli occhi, e ha visto che c’era stato uno sbaglio: era in una bettola, per l’appunto, davanti ad un bicchiere di birra tiepida. È rimasto accasciato sul sedile, ed ha pensato: sono un imbecille."

"E' dunque questa la nausea: questa accecante evidenza? Quanto mi ci sono lambiccato il cervello! Quanto ne ho scritto! Ed ora lo so: io esisto - il mondo esiste - e io so che il mondo esiste. Ecco tutto. Ma mi è indifferente. E' strano che tutto mi sia ugualmente indifferente: è una cosa che mi spaventa."

Ritengo che le due frasi che seguono costituiscano il riassunto perfetto e stringato della Nausea di Sartre:

"Tutta la mia vita è dietro di me."


"Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione."


Vale a dire:
Veniamo al mondo senza un motivo, 
viviamo perché non abbiamo la forza di opporci,
moriamo per caso, senza lasciare traccia.