venerdì 5 gennaio 2024

Melancholia

Melancholia I-II - Ion Fosse

Dopo l'assegnazione del Nobel per la letteratura, ero curioso di leggere qualcosa di Fosse. C'è poco di tradotto in italiano ma ora si inizia a pubblicare qualcosa. Scelgo Melancholia e mi immergo. Ed è un'immersione vera, ve lo giuro. Fosse è un fiume in piena, un continuo flusso di pensiero, inarrestabile, un vortice che ti trascina giù e ti lascia senza fiato. La prima parte è un viaggio nella mente di Lars Hertervig, aspirante pittore, tormentato dal passato, dalle passioni e dall'amore, un viaggio in discesa, verso la follia. La scrittura di Fosse è ipnotica, ritmica, ripetitiva, ridondante. Il risultato è che ci si trova immersi nei pensieri del protagonista, nelle sue paure, nelle sue smanie, nei suoi loop mentali. È un po' come quando ti corichi la sera e osservi il buio, ricostruisci la tua giornata, poi pensi a ciò che devi fare, a cosa vorresti fare, a cosa gli altri vorrebbero che tu facessi, a come sono andate le cose, a come vorresti fossero andate, a cosa pensano gli altri, a cosa desideri, a cosa è reale e cosa non lo è. E tutto questo si mescola e ne esce un indecifrabile intruglio, un impasto di desideri, di visioni, di realtà alternative, di immagini inafferrabili. La seconda parte parla di uno scrittore che cerca di scrivere un libro sul pittore Lars Hertervig, ma si ritrova poi sconfitto dagli stessi drammi esistenziali. La terza parte (Melancholia II) ruota intorno a Oline, una sorella di Lars, che rivive episodi delle giovinezza del pittore e delle sua famiglia, le sue stranezze e le sue psicosi, ed è costretta a fare i conti con la morte e la vecchiaia. C'è una sensazione di ineluttabilità delle cose, di impotenza. È questa sensazione che mi lascia il romanzo di Fosse. L'impossibilità di afferrare e accettare una realtà, un destino. L'impossibilità di non soccombere ai nostri impulsi, ai nostri sogni, all'arte, alla follia.


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