sabato 1 giugno 2024

Il nostro grande niente

Il nostro grande niente - Emanuele Aldrovandi

Ho acquistato questo libro a un festival letterario, dopo aver ascoltato la presentazione di Aldrovandi. Una bella intervista, nella quale il drammaturgo e scrittore, molto bravo con le parole, è riuscito a farmi venire una gran voglia di leggere il suo libro. Si parla di morte, argomento principe, nonché motore della nostra esistenza... potevo non leggerlo? 
Non si può dire molto sulla trama e la costruzione del libro, per non rovinare le sorprese a chi non lo ha letto. Posso dire quello che mi è rimasto dopo la lettura di questo romanzo: un senso di impotenza di fronte alla perdita dei ricordi e della vita. Mi resta (vedi D.F.Wallace) la certezza che presto moriremo, e morirà tutto quello che aveva a che fare con noi, moriranno le persone che conoscevamo, si sfalderanno gli oggetti che abbiamo toccato, diverrà polvere la nostra lapide, moriranno tutti quelli che in qualche modo si ricordavano di noi dopo la nostra morte, poi moriranno i loro figli, i nostri, e i figli dei nostri figli. E di noi non resterà nulla, sarà come se non fossimo mai esistiti. Le persone si dimenticano, gli amori si dimenticano. Tutto questo è di una tristezza infinita, eppure lo trovo in qualche modo consolatorio. Si va avanti finché si può, cercando qualche appiglio, cercando di capire. Poi il nulla.

"Non è durato il tempio di Zeus e non dureranno neppure le piramidi, il Colosseo, la Tour Eiffel, il ponte di Brooklyn. Faranno la stessa fine le tragedie greche, i quadri di Picasso, le canzoni di Bob Dylan, i romanzi di Dostoevskij e i film di Kubrick. Ma non solo, anche i canestri di Michael Jordan, i dribbling di Maradona, i racconti bellici di Giulio Cesare, i discorsi di Martin Luther King, le proteste pacifiche di Gandhi, la scoperta della penicillina, la filosofia, la scienza, la pornografia, il primo fuoco, la prima ruota, il primo treno, il primo viaggio sulla Luna, tutte le imprese che l’umanità ha fatto e tutte quelle che potrà fare, sia le piú grandi che le piú piccole. Prima o poi ognuna di queste cose sparirà. Sciolta dal tempo. Senza lasciare traccia. Anche l’amore fra Dante e Beatrice. Anche il nostro, indipendentemente da qualsiasi cosa io possa scrivere."

"...viviamo in una società profondamente ingiusta in cui certe persone, come noi, hanno avuto il culo di essere al riparo da minacce impellenti tipo la malaria o le missioni di pace americane. Questo ci dà il tempo di pensare alla nostra vita e di darle un grande valore, per cui è normale che poi l’idea di perderla ci sembri la fine del mondo. Ma nonostante questo, succede lo stesso. C’è poco da fare."

"Nel mio cervello non ci sono frasi di senso compiuto tipo: «Sono contento», «Non sono contento», «Sto bene», «Sto male», «Sono sincero», «Sto facendo finta», ma solo sinapsi che si uniscono e ghiandole che rilasciano sostanze. L’unico modo per sapere veramente cosa succedeva sarebbe stato aprirmi la testa in due e poi avere strumenti abbastanza precisi da poter dissezionare ogni piccolo movimento. Però anche a quel punto, per parlarti di ciò che avevo dissezionato, avrei dovuto usare delle parole che comunque sarebbero state metaforiche, incomplete, arbitrarie e allusive."

"Ci raccontiamo tante cose, ma in fin dei conti non siamo altro che post-scimmie. Mangiamo, godiamo e ci battiamo i pugni sul petto. Tutto il resto è maquillage sociale."

"Le nostre tappe evolutive si sono fondate su questo, sul rifiuto del nostro destino naturale, cioè la morte. [...] Lottare contro la natura è una caratteristica «naturale» della nostra specie. Forse la principale."



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