Orbital - Samantha Harvey
Se questo libro dovessi definirlo con un solo aggettivo sceglierei poetico. E' una sorta di dichiarazione d'amore al nostro pianeta, quest’adorabile sfera, bizzarra e miracolosa. Che data la scarsità di alternative, è inconfondibilmente casa. Un luogo senza limiti, un gioiello sospeso, così sorprendentemente luminoso.
Sei persone orbitano intorno alla terra e sperimentano quello che è conosciuto come effetto "Overview", quell'insieme di sensazioni ed emozioni che provano gli astronauti quando vedono il nostro pianeta da fuori. Ci sono sensazioni contrastanti, la terra appare come fragile e insignificante quando ha come sfondo lo spazio nero e infinito, e allo stesso tempo è così unica, ricca di vita, ma soprattutto appare come una organismo unico, senza confini politici, senza tutte le divisioni imposte dagli uomini. Gli astronauti fluttuano senza peso, non per mancanza di gravità (alla loro distanza la gravità della terra è ancora forte), ma perché sono in una situazione di costante caduta libera, cadono senza schiantarsi, continuamente, come cadono le certezze, cadono le divisioni, le differenze. Gli astronauti sono indissolubilmente legati alla terra dagli affetti, i ricordi, gli amori, i lutti, ma sono allo stesso tempo fuori da questo mondo, sono altrove. Un libro che fa riflettere e sognare. Tra l'altro, proprio mentre leggevo questo libro, è uscito il nuovo disco di Steven Wilson, uno dei più interessanti musicisti del nostro tempo, che si intitola proprio "The Overview". Lo ascolto mentre leggo il libro ed è incredibile, due media diversi si intersecano scandagliando lo stesso fenomeno, questa sensazione che è un misto di paura, smarrimento ed estasi che si prova guardando il nostro pianeta. Provate.
"Con la microgravità le arterie diventano più spesse e dure, e il muscolo del cuore si indebolisce e si restringe. Lo spettacolo dello spazio che gonfia d’estasi quei cuori, al contempo li avvizzisce."
"Questa cosa ospita noi umani, tutti presi a lucidare le lenti sempre più grandi dei nostri telescopi, che ci ricordano quanto siamo sempre più piccoli. E noi restiamo lì a bocca aperta. E con il tempo arriviamo a capire che non solo siamo ai margini dell’universo, ma che è un universo di margini, che non c’è un centro, solo un ammasso vertiginoso di cose danzanti, e che forse tutto il nostro sapere consiste in una conoscenza elaborata e in continua evoluzione della nostra estraneità, uno smantellamento dell’ego attraverso gli strumenti dell’indagine scientifica fino a che quell’ego non sarà ridotto a un edificio in rovina da cui filtra la luce."
"Forse la natura di tutte le cose è la precarietà, l’esistenza è un vacillare in equilibrio su una capocchia di spillo, un allontanarsi dal centro un centimetro dopo l’altro come facciamo nella vita, mentre arriviamo a capire che la sconcertante enormità della nostra insignificanza è una tumultuosa offerta di pace sballottata dalle onde."
"Il pianeta è plasmato dall’incredibile forza dell’avidità dell’uomo, che ha cambiato tutto, le foreste, i poli, le riserve, i ghiacciai, i fiumi, i mari, le montagne, le coste, i cieli. Un pianeta modellato e disegnato dall’avidità."