domenica 23 gennaio 2022

Narciso e Boccadoro

Narciso e Boccadoro - Hermann Hesse

Un grande classico. I romanzi di Hesse mi danno sempre la sensazione di "parabola", la storia è sempre un messaggio, una presa di coscienza.

Il viaggio di Boccadoro è un viaggio alla scoperta della morte, è l'accettazione della morte come parte della vita. Narciso vive di contemplazione, di spirito, di pensiero e devozione, l'amico Boccadoro morde la vita, ama molte donne, sperimenta i mali del mondo e venera la natura. C'è molto di Kierkegaard in questa contrapposizione. E' bellissima l'immagine che Boccadoro ci offre degli opposti, della vita e della morte, del godimento e dell'angoscia che si sovrappongono. Nel suo vagabondare, incontrare gente, scoprire l'arte, Boccadoro osserva un giorno l'espressione nel volto di una donna che gode in preda all'appagamento sessuale e allo stesso tempo l'espressione, la smorfia, di un uomo che muore soffrendo. Ha una rivelazione: capisce che la gioia, il godimento, l'estasi e la sofferenza, la morte, la disperazione disegnano sul nostro volto la stessa espressione. Le labbra socchiuse, gli occhi strizzati, profonde rughe di piacere/sofferenza... E il tutto sembra fondersi, il godimento può essere bello come la morte e l'amore si sovrappone alla sofferenza, in quell'unica espressione disegnata prima o poi sul viso di tutti. La perfezione sembra dover essere ricercata in qualcosa che dispensa sia vita che morte, orgasmo e angoscia senza distinzione.


"... ogni uomo corre senza posa e si trasforma e infine si dissolve, mentre la sua immagine creata dall'artista rimane sempre immutabilmente la stessa."

"... la radice d’ogni arte, e fors’anche d’ogni spirito, è la paura della morte. Noi la temiamo, abbiamo orrore della caducità, vediamo con tristezza i fiori appassire e le foglie cadere e sentiamo nel nostro cuore la certezza che anche noi siamo caduchi e presto avvizziremo. Se dunque come artisti creiamo figure o come pensatori cerchiamo leggi e formuliamo pensieri, lo facciamo per salvare qualche cosa della grande danza macabra, per stabilire qualche cosa che abbia una durata più lunga di noi stessi."

"Ad altri la morte poteva apparire come un guerriero, un giudice o un carnefice, come un padre severo: per lui la morte era anche una madre e un’amante, il suo appello era un richiamo d’amore, il suo contatto un brivido d’amore."


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