venerdì 23 maggio 2025

Un'ultima inutile serata

Un'ultima inutile serata - Andre Dubus

E' il secondo libro di racconti di Dubus che leggo e non posso che confermare la sua bravura nel narrare brevi storie che però abbracciano un'intera vita. Spezzoni dell'esistenza di persone alle prese con le loro debolezze e le loro malinconie, ragazze e ragazzi che devono fare i conti con la vita e le prime esperienze, coi traumi che li segneranno per sempre, con la disillusione che prima o poi li avvolgerà. In questo volume troviamo due giovani soldati che cercano di dare un nuovo significato alla parola "razzismo", un assassino che assassino non è, donne sole alle prese con l'alcool e altre dipendenza, una ragazza che cerca di dare un valore alla perdita della sua verginità, uomini che maltrattano donne, che confondono l'amore col possesso. I personaggi che popolano questo libro sono raccontati in un momento di bilico tra la luce e buio, mentre passano da uno stato di cose ad un altro, nei momenti di cambiamento, e c'è sempre la sensazione che niente possa salvarli dalle tenebre incombenti. Il mondo femminile è forse quello più toccato e rappresentato nei racconti di Dubus, forse perché è proprio attorno alle donne che girano i sentimenti più forti che il genere umano conosca ed é sopra di loro che si addensano le nubi del dolore e della violenza subita. La vita è ingiusta, non c'è scampo per nessuno, ma sono le donne che portano il peso della nostra incompiutezza.

"Se esiste una dannazione, e un luogo per i dannati, deve essere un posto silenzioso, dove gli spiriti evitano di guardarsi e vivono nella solitudine, fissando disperatamente l’eternità. Perché deve essere affollato di gente passiva, persone la cui presenza nella vita è stata un paradosso; poiché, occupando e vivendo in uno spazio, emettendo suoni all’interno di questo spazio, sono state ovviamente presenti, mentre in verità non lo erano affatto: hanno assistito al male e non hanno sollevato né un braccio né la voce per fermarlo; perché hanno assistito alla gioia e non hanno cantato né applaudito."

lunedì 19 maggio 2025

Un viaggio infinito

Pink Floyd - Live at Pompeii MCMLXXII

Finalmente nel 2025 Seven Wilson mette mano a questo live dei Pink Floyd datato 1972 e il risultato è un disco dal suono perfetto, decisamente migliorato rispetto al filmato originale. E' la prima volta che questo disco viene stampato su vinile e devo dire che se siete appassionati di questa musica l'acquisto vale la pena. Il packaging è bello, piacevole al tatto. All'interno le foto sono lucide, quasi a riprodurre un album stampato su carta fotografica ed è compreso un poster. E' un live unico nel suo genere perché interamente suonato senza pubblico, nell'anfiteatro di Pompeii, e questa caratteristica gli conferisce un qualcosa di strano, la sensazione chiara che i pezzi siano registrati dal vivo ma l'assenza di applausi, urla, suoni di sottofondo. Ho sempre amato questo disco con le sue atmosfere lisergiche, sperimentali, molto distorte, alternate a tratti melodici e più classici. Mi ha sempre dato l'impressione di una discesa verso la pazzia, di una mente alienata in lotta con istinti e pulsioni, un viaggio senza ritorno, un eco che rimbalza, torna e ci travolge. Quelle frasi sussurrate (be carefull with the axe, Eugene,,,) e quelle esplosioni di urla e chitarre, cosa ne posso dire... travolgente! E "Echoes", uno dei migliori bradi dei PF secondo me, qui proposto diviso in due parti, è perfetto per aprire e chiudere questo viaggio nella follia, richiudendo il tutto in un loop infinito.



lunedì 5 maggio 2025

La noia per Schopenhauer

"Che l’esistenza umana debba essere una specie di erramento emerge con sufficiente evidenza dalla semplice constatazione che l’uomo è una concrezione di bisogni, la soddisfazione dei quali, difficile da ottenere, non gli concede nient’altro che una condizione priva di dolore, nella quale è totalmente consegnato alla noia. Quest’ultima dimostra direttamente che l’esistenza in sé non ha alcun valore, poiché non è nient’altro che il sentimento della vacuità dell’esistenza stessa. Se infatti la vita – il desiderio per la quale costituisce la nostra essenza ed esistenza – avesse di per sé stessa un valore positivo e un reale contenuto, non potrebbe esserci la noia: la mera esistenza dovrebbe piuttosto appagarci e soddisfarci in quanto tale. Invece siamo portati a gioire della nostra esistenza solo in due circostanze: o quando aspiriamo a qualcosa, per cui la lontananza e gli ostacoli ci fanno apparire appagante la meta – illusione, questa, che svanisce non appena la meta è raggiunta – oppure quando ci dedichiamo a un’occupazione puramente intellettuale, nella quale però, in realtà, ci estraniamo dalla vita per contemplarla dall’esterno, come degli spettatori sui palchi. Persino il piacere dei sensi consiste in un incessante aspirare, e termina non appena è conseguita la rispettiva meta. Ogniqualvolta non ci troviamo in una di queste due situazioni ma siamo rimandati all’esistenza in quanto tale, veniamo sopraffatti dalla sua inconsistenza e nullità – e appunto questo è la noia."