lunedì 19 agosto 2024

Memorie del sottosuolo

Memorie del sottosuolo - Fedor Dostoevskij

Apri un libro di Dostoevskij et voilà, l'eccellenza è servita. Il libro si presenta come un monologo del protagonista, al resoconto con i suoi primi quarant'anni di vita. Le turbe esistenziali dell'io narrante (lo scrittore stesso), si concentrano sulla negazione della logica del due più due fa quattro. Più che una negazione, un rifiuto. Se l'uomo agisse per logiche predefinite, matematiche, se tutto fosse alla fine rappresentabile in uno schema naturale predefinito, che senso avrebbero le nostre vite? Se l'uomo dovesse agire nel rispetto di queste logiche dovrebbe compiere azioni che portano dei vantaggi per lui, per il genere umano. Perché allora a volte preferiamo il dolore alla gioia, perché cerchiamo vendetta e infliggiamo sofferenze a noi e agli altri? Cosa vuole l'uomo? E' giusto seguire il "volere" o la "ragione"? Perché parliamo di due cose in contrasto, non c'è dubbio. La soddisfazione del nostro volere, dei nostri desideri, non passa attraverso la ragione, ma attraverso il puro egoismo. L'esercizio della volontà (la perdizione, l'odio, la cattiveria, l'amore in qualche caso), che rende l'uomo quel becero essere che è, non è altro che la vita vissuta, la negazione degli schemi, il caos che ci governa.

"Signori, scusatemi se mi sono fatto prendere dalla filosofia: qui ci sono quarant'anni di sottosuolo! Permettetemi di fantasticare un poco, Vedete: la ragione, signori, è una bella cosa, è indiscutibile, ma la ragione non è che la ragione e non soddisfa che la capacità raziocinativa dell'uomo, mentre il volere è una manifestazione di tutta la vita, cioè di tutta la vita umana, con la ragione e con tutti i pruriti. E sebbene la nostra vita, in questa manifestazione, riesca sovente una porcheriola, pur tuttavia è la vita, e non è soltanto un'estrazione di radice quadrata."

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