mercoledì 18 giugno 2025

L'invenzione della solitudine

L'invenzione della solitudine - Paul Auster

Il padre muore improvvisamente e il figlio, come spesso capita, si trova nelle stanze abbandonate, in silenzio, a svuotare cassetti colmi di ricordi, di vita vissuta. Una vita che non gli appartiene, che il figlio in larga parte non conosce, perché la conoscenza del genitore è filtrata da un rapporto inquinato dall'affetto, dalla sudditanza, da ruoli imposti. E' curioso pensare che, tra le nostre conoscenze, i genitori sono quelli che conosciamo meno. Lo scrittore attraversa le stanze intrise di solitudine, quella di suo padre. Quanta vita passiamo da soli, e cosa è esattamente la solitudine? Che significato ha una vita spesa ad accumulare ricchezze se poi siamo soli? Lo stesso Auster scrive che "La sua vita non ha significato. Il libro che sta scrivendo non ha significato." I ricordi di vita del padre e del nonno si fondono con i ricordi della vita dello scrittore, tra viaggi, tempo trascorso sui libri, rapporti famigliari, amici perduti, desideri mai realizzati. La seconda parte del libro di Auster è composto da brevi brani, ricordi, racconti, che compongono un "libro della memoria". Per la verità tutto risulta molto frammentario, disunito, racconti nei racconti, poco leggibile. Un libro che a tratti mi ha piacevolmente trascinato nel vortice dei ricordi di Auster, ma che non è riuscito a tenermi lì, si perde troppo.

"Che un uomo muoia senza causa apparente, che muoia solamente perché è uomo, ci spinge cosí vicino all’invisibile confine tra la vita e la morte da farci domandare su che lato di esso ci troviamo. La vita si fa morte, ed è come se quella morte avesse posseduto questa vita da sempre. Morire senza preavviso. Come dire: la vita si interrompe. E può interrompersi in qualunque momento."

"Comprendo che è impossibile entrare nella solitudine altrui. Seppure possiamo arrivare a conoscere molto parzialmente un altro essere umano, questo vale solo entro i limiti da lui stesso imposti."

"Ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere, e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un individuo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un uomo solo è seduto in una stanza e scrive. Che parli di isolamento o di compagnia, di amicizia, il libro è necessariamente generato da una solitudine."


venerdì 13 giugno 2025

I rapporti umani secondo Schopenhauer

"In una fredda giornata d’inverno, i membri di una società di porcospini si rannicchiarono stretti stretti gli uni agli altri per proteggersi dall’assideramento attraverso il calore reciproco. Ben presto, tuttavia, ciascuno sentì gli aculei degli altri; questo li fece nuovamente distanziare. Quando il bisogno di calore li portò a riavvicinarsi, si ripeté quel secondo inconveniente, per cui vennero sballottati avanti e indietro tra queste due sofferenze finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, grazie alla quale poterono resistere alla bell’e meglio. Allo stesso modo il bisogno di società, che nasce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini gli uni verso gli altri; ma le loro numerose qualità ripugnanti e i loro insopportabili difetti li allontanano nuovamente con forza gli uni dagli altri. La distanza intermedia che infine essi trovano e che rende possibile la coesistenza è costituita dalla cortesia e dalle buone maniere. A chi non si mantiene a quella distanza, in Inghilterra si dice: keep your distance! In virtu' di essa il bisogno di calore reciproco viene soddisfatto in modo incompleto, ma in compenso non si avverte la puntura degli aculei. Chi però possiede molto calore interno preferisce rimanere estraneo alla società, per non procurare né ricevere disagio."

da: Parerga e paralipomena