domenica 16 marzo 2025

ORBITAL

Orbital - Samantha Harvey

Se questo libro dovessi definirlo con un solo aggettivo sceglierei poetico. E' una sorta di dichiarazione d'amore al nostro pianeta, quest’adorabile sfera, bizzarra e miracolosa. Che data la scarsità di alternative, è inconfondibilmente casa. Un luogo senza limiti, un gioiello sospeso, così sorprendentemente luminoso.
Sei persone orbitano intorno alla terra e sperimentano quello che è conosciuto come effetto "Overview", quell'insieme di sensazioni ed emozioni che provano gli astronauti quando vedono il nostro pianeta da fuori. Ci sono sensazioni contrastanti, la terra appare come fragile e insignificante quando ha come sfondo lo spazio nero e infinito, e allo stesso tempo è così unica, ricca di vita, ma soprattutto appare come una organismo unico, senza confini politici, senza tutte le divisioni imposte dagli uomini. Gli astronauti fluttuano senza peso, non per mancanza di gravità (alla loro distanza la gravità della terra è ancora forte), ma perché sono in una situazione di costante caduta libera, cadono senza schiantarsi, continuamente, come cadono le certezze, cadono le divisioni, le differenze. Gli astronauti sono indissolubilmente legati alla terra dagli affetti, i ricordi, gli amori, i lutti, ma sono allo stesso tempo fuori da questo mondo, sono altrove. Un libro che fa riflettere e sognare. Tra l'altro, proprio mentre leggevo questo libro, è uscito il nuovo disco di Steven Wilson, uno dei più interessanti musicisti del nostro tempo, che si intitola proprio "The Overview". Lo ascolto mentre leggo il libro ed è incredibile, due media diversi si intersecano scandagliando lo stesso fenomeno, questa sensazione che è un misto di paura, smarrimento ed estasi che si prova guardando il nostro pianeta. Provate.

"Con la microgravità le arterie diventano più spesse e dure, e il muscolo del cuore si indebolisce e si restringe. Lo spettacolo dello spazio che gonfia d’estasi quei cuori, al contempo li avvizzisce."

"Questa cosa ospita noi umani, tutti presi a lucidare le lenti sempre più grandi dei nostri telescopi, che ci ricordano quanto siamo sempre più piccoli. E noi restiamo lì a bocca aperta. E con il tempo arriviamo a capire che non solo siamo ai margini dell’universo, ma che è un universo di margini, che non c’è un centro, solo un ammasso vertiginoso di cose danzanti, e che forse tutto il nostro sapere consiste in una conoscenza elaborata e in continua evoluzione della nostra estraneità, uno smantellamento dell’ego attraverso gli strumenti dell’indagine scientifica fino a che quell’ego non sarà ridotto a un edificio in rovina da cui filtra la luce."

"Forse la natura di tutte le cose è la precarietà, l’esistenza è un vacillare in equilibrio su una capocchia di spillo, un allontanarsi dal centro un centimetro dopo l’altro come facciamo nella vita, mentre arriviamo a capire che la sconcertante enormità della nostra insignificanza è una tumultuosa offerta di pace sballottata dalle onde."

"Il pianeta è plasmato dall’incredibile forza dell’avidità dell’uomo, che ha cambiato tutto, le foreste, i poli, le riserve, i ghiacciai, i fiumi, i mari, le montagne, le coste, i cieli. Un pianeta modellato e disegnato dall’avidità."


domenica 9 marzo 2025

Siamo ciò che vediamo?

La mente allargata - Riccardo Manzotti

In questo saggio Manzotti, al quale innanzitutto riconosco una grandissima capacità di oratore avendolo ascoltato a una presentazione di questo libro, ci propone una teoria coraggiosa, difficile da accettare, ma in grado di conquistare l'attenzione di chi legge. Io l'ho apprezzato, e la proposta di Manzotti mi ha anche parzialmente convinto. Dico parzialmente perché qui andiamo a toccare il fondamento stesso della nostra esperienza nel mondo, l'essenza stessa della vita. Non è facile accettare in toto ciò che Manzotti ha da proporci, perché scardina molti concetti che diamo per acquisiti, accettati, quasi scontati: l'io, la nostra mente, la nostra anima. Semplificando molto, la teoria della "mente allargata" elimina il "terzo incomodo" se così possiamo dire. Ci dice che la nostra coscienza non è colei che interpreta il mondo che esperiamo, ma è solo e unicamente proprio l'esperienza che viviamo in quel momento. Se interagiamo con un oggetto, la nostra esperienza è proprio quell'oggetto. Non esiste una nostra rappresentazione mentale di quell'oggetto. Non ci sono più tre protagonisti (noi, l'oggetto, la nostra rappresentazione mentale di quell'oggetto), ma solo due (noi e l'oggetto). La rappresentazione, o esperienza, è l'oggetto stesso. Di fatto quando diciamo "noi", non dobbiamo intendere in nostro corpo (che non è altro che un oggetto), e nemmeno un ulteriore entità (anima, spirito, mente) che è dentro di noi e fa una rappresentazione di ciò che vediamo. "Noi" siamo invece quell'insieme di interazioni che abbiamo in quel momento con il mondo che ci circonda, con l'oggetto che stiamo guardando. Siamo quella cosa. Nelle trecento pagine di questo saggio Manzotti motiva la sua idea rapportandola anche ai sogni, alle allucinazioni, ai ricordi, e proponendo una visione allargata del tempo presente. Ci spiega che "il passato è presente, tutto è qui e ora". E' complesso dire di più, bisogna leggere il libro che, nonostante tocchi argomenti non semplici, espone i concetti in modo chiaro. La teoria di Manzotti è difficile da accettare perché non è consolatoria. Raffredda gli animi, ci toglie il sogno, cancella la metafisica e ci ancora a terra. Tutto è fisico, punto. Perché non è facile accettare una teoria di questo tipo? Fondamentalmente, io credo, perché abbiamo paura della morte e sentiamo il bisogno di credere che ci sia qualcosa al di la del mondo fisico. Vogliamo avere una mente, uno spirito, qualcosa che esula dal mondo fisico e dalle sue regole, qualcosa che ci renda immortali. Io mi sento di consigliarne la lettura, è davvero interessante. Ognuno poi trarrà le sua conclusioni, è divisivo, proprio per i motivi che ho detto sopra.