Seneca tra gli zombie - Rick Dufer (Riccardo Dal Ferro)
Un piacevole saggio che aiuta a porsi le domande scomode, quelle alle quali non c'è risposta, e un buono stimolo ad approfondire i filosofi e il pensiero critico. Con ironia ma non senza profondità, Rick(ardo) ci accompagna in un percorso che aiuta a illuminare un po' l'infinito buio dei nostri "perché" e ci suggerisce qualche modo per districarci in una realtà/verità che non abbiamo la possibilità di sperimentare, offuscati come siamo da stimoli di ogni genere. Lo consiglio a chi ama la filosofia e a chi vuole avvicinarsi a questa materia, dalla quale nessuno può smarcarsi.
"Non pianifichiamo più per liberarci dagli impegni, ma per impegnare la nostra libertà. Non usiamo più l’agenda per rispettare i programmi e, così facendo, ritagliarci maggiori spazi per noi stessi. Usiamo l’agenda per riempire anche quegli spazi che potremmo impiegare a risolvere il nostro enigma esistenziale. E questo è un grosso problema."
"Siamo circondati da una quantità di informazioni assolutamente ingestibile: non solo fruiamo di una mole inesauribile di dati, racconti, storie, notizie e chiacchiere, ma siamo anche i diretti produttori di un’esagerata massa di parole, immagini, suoni e sentenze. Veniamo raggiunti da ogni dove e in ciascun istante da una marea di “roba” che ci colpisce, in gran parte rimbalza via e in parte penetra dentro di noi, al fine di essere rielaborata e poi “sputata” di nuovo nell’etere, in questo gioco universale nel quale ormai siamo più simili alle rotelle di un ingranaggio che a individui che vivono intenzionalmente."
"Riempiamo applicazioni di promemoria con le “to do list”, vera psicosi della nostra epoca, che vengono composte non perché abbiamo cose da fare, ma perché dobbiamo trovare cose da fare. Finiamo per scrivere nella “to do list” cose assurde come “recuperare i video persi”, oppure “leggere per due ore”, tutte cose che non sono impegni dovuti, ma attività trovate e addirittura forzate nella quotidianità. Ovviamente non sto suggerendo di non guardare video o di non leggere per due ore, ci mancherebbe, ma sto rilevando un fatto unico nel corso della storia umana: oggi, più che pianificare gli impegni in agenda per aiutarsi a portarli a termine, riempiamo l’agenda per avere più impegni di quanti ne possiamo gestire. Il successo delle app promemoria per cellulare è lì a dimostrarlo: ormai ci facciamo dettare i ritmi della vita da queste notifiche, le quali ci ricordano quando dobbiamo buttare la spazzatura, pulire il forno o guardare un film, fino a ricordarci quando è meglio andare in bagno."
"Seneca: Insegnami come affrontare questa situazione; fa sì che io non fugga la morte, che la vita non mi sfugga. Incoraggiami contro le difficoltà, contro i mali inevitabili; estendi il poco tempo che ho. Insegnami che il valore della vita non consiste nella sua lunghezza, ma nell’uso che se ne fa: può succedere, anzi succede molto spesso, che chi ha vissuto a lungo sia vissuto poco. Dimmi, quando sto per andare a dormire: può darsi che tu non ti svegli più; dimmi, quando mi sono svegliato: può darsi che tu non ti addormenti più; dimmi, quando esco: potresti non tornare più; dimmi, quando ritorno: potresti non uscire più."
"L’amore è quel luogo dell’anima in cui siamo sempre in contatto con la fine delle cose pur comportandoci come se durassero per sempre. Negli occhi dell’amato ritroviamo al tempo stesso il progetto che desideriamo dare alla nostra esistenza e la consapevolezza che tra non molto tempo non ci si potrà più guardare così negli occhi, perché le cose finiscono: le relazioni finiscono, il sentimento si esaurisce, e se anche tutto ciò avrà avuto un grande significato, prima o poi saremo morti. Ben lungi dal gettarsi nella disperazione e nel nichilismo, Seneca ricerca proprio quella consapevolezza crudele: quando esco, ricordami che potrei non tornare. Quando mi addormento, ricordami che potrei non risvegliarmi. E chi altri potrà ricordarmelo, se non la persona che amo di più al mondo? Non serve dirlo a voce alta: nell’amore questa cosa si sa alla perfezione, il timore di non ritrovare la propria amata una volta ritornati a casa o la paura di non poter tornare da lei, per qualsivoglia scherzo dell’ignoto, non deve impedirci di amare. Anzi, è proprio quel che ci insegna ad amare. Si dice abbia detto Seneca “filosofare significa imparare a morire”. Io credo che questo sia l’aspetto che unisce di più la filosofia e l’amore. Amare vuol dire ricordare ogni giorno a se stessi che tutto avrà fine; che non importa quali e quanti progetti avremo messo in atto, quali e quante promesse avremo pronunciato: prima o poi moriremo. Ma amare, così come progettare, slanciarsi in avanti e dare un significato a questi giorni, ci insegna a morire. “La felicità sta nel farsi cogliere dalla morte nel momento di maggior felicità” scrisse sempre Seneca,"
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