giovedì 21 maggio 2020

Laura è la chiave


Finito. Credo che mi riprenderò tra qualche mese, o forse mai più. Ho sognato un posto che si chiama Twin Peaks, un luogo dove puoi sognare ed essere sognato.
La terza stagione della creatura di David Lynch è talmente complessa da far passare le prime due stagioni come acqua di rose. Se ci sembrava complesso dare un senso a quello che accadeva nella seconda stagione, sembrerà impossibile anche solo avvicinarsi a un barlume di razionalità in questa terza stagione. D'altronde non è previsto che a tutto si possa dare una spiegazione, probabilmente non ve la saprebbe dare nemmeno Lynch. Questo non significa che non si capisca nulla, ci sono vari indizi che ci traghettano nella visione a più dimensioni di Lynch. Come per le prime stagioni la storia alterna eventi delle vita reale (reale?) a incontri con i personaggi che popolano le "logge". In questa terza stagione si aggiunge uno sdoppiamento temporale. Non spoilero nulla, dico solo che alla fine, con un po' di attenzione ai dettagli e alle immagini, si possono mettere insieme un po' di pezzi e farsi un'idea del puzzle. Dico "farsi un'idea" perché molte cose restano sospese, incomprensibili, interpretabili in vari modi...così com'è la vita. Molti personaggi compaiono e scompaiono, apparentemente slegati dalla trama principale, e sicuramente molti non apportano elementi utili al nostro tentativo di capire. Tutti però hanno un ruolo nel creare un mondo dove la violenza e il male sono inevitabili, in quanto parte dell'uomo. La violenza gratuita e il male sono costantemente presenti: a volte sono davanti ai tuoi occhi, a volte non li vedi, ma sono sempre lì. Vale la pena lasciarsi trasportare dalle immagini, spesso surreali, dalla musica, che ha un ruolo importante, dal lento scorrere degli eventi, a volte talmente lento che assopisce, e non sforzarsi di voler dare un senso a tutto ad ogni costo. Ci sarà tempo per questo, più avanti, o più indietro... "Ma che anno è questo?"


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